
La storia incentrata sul giovane mago Harry Potter è una delle saghe letterarie e cinematografiche più viste e amate della storia del cinema.
Il magico mondo creato da J.K. Rowling, e riuscito a incantarci tutti per stile letterario e per la ricchezza di particolari che la scrittrice ha impresso nelle pagine dei suoi libri.
Ad arricchire la trama degli otto libri, troviamo una moltitudine di oggetti magici il più delle volte straordinari, come la giratempo, il cappello parlante ecc.
Probabilmente la maggior parte di questi sono frutto del suo estro ed ingegno ma molti di essi trovano un corrispettivo nel nostro mondo, nelle tradizioni magiche e nei miti.
Partiamo dai più famosi, i Doni della Morte (Deathly Hallows) tre oggetti magici leggendari descritti secondo il romanzo nella storia dei tre fratelli presente nel libro “Le fiabe di Beda il bardo”.
Creati dalla Morte stessa su richiesta di tre fratelli che erano riusciti a evitarla.
• una bacchetta magica invincibile. (la bacchetta di sambuco)
• un oggetto in grado di riportare in vita i propri cari deceduti. (la pietra della ressurezione)
• un mantello col potere di rendere l’utilizzatore invisibile perfino alla Morte. (il mantello dell’invisibilità)
La bacchetta di sambuco
La Bacchetta di Sambuco (Elder Wand) è la più potente delle bacchette magiche esistenti nell’universo harryppottiano, tanto che viene ritenuta invincibile nelle mani del suo legittimo proprietario e capace di imprese magiche impossibili per bacchette convenzionali.
Venne donata dalla Morte ad Antioch Peverell, un uomo bellicoso che desiderava uno strumento degno di un mago che aveva sopraffatto la Morte. A causa della sua formidabilità la bacchetta divenne il Dono della Morte più ambito e nel corso dei secoli cambiò numerose volte padrone. Poiché quasi sempre ciò avvenne in modo violento e con l’uccisione del proprietario precedente, si diffuse il falso mito che per impadronirsene non fosse sufficiente disarmare il proprietario ma si dovesse necessariamente assassinarlo. In realtà essa si comporta esattamente come ogni altra bacchetta, sebbene non mostri alcuna lealtà verso il suo attuale proprietario ma sia solo interessata alla ricerca di potere. La Bacchetta di Sambuco giunge infine al fabbricante di bacchette Gregorovich, al quale viene rubata da Gellert Grindelwald; quando poi Silente sconfigge il mago oscuro diviene anche il proprietario della bacchetta.
Alla morte di Silente ne Il principe mezzosangue la bacchetta viene seppellita con lui, ma, scoperto che si tratta della Bacchetta di Sambuco, Voldemort profana la tomba e se ne impossessa.
Nelle reali cronache magiche esistono diverse bacchette e bastoni a cui si attribuiscono straordinari poteri, tra cui la bacchetta della Maga Circe, prima bacchetta magica citata in un opera letteraria, l’Odissea, in grado di mutare gli uomini in porci.
Oppure il mitico bastone del mago Prospero, protagonista dell’opera Shaekspiriana la “Tempesta” in grado di sottomettere gli spiriti dell’aria e governare i fenomeni atmosferici.
Tale oggetto sembra fosse ispirato dal mitico bastone di Zoroastro.
BACCHETTA
“E’ la bacchetta che sceglie il mago”, questa è la famosa frase pronunciata in H.P. Dal più famoso costruttore di bacchette del regno unito, Mr. Olivander, e il processo di selezione e di acquisto di una bacchetta può risultare pertanto molto lungo e personale. Una volta ottenuta la fiducia dell’oggetto, il mago diventa il proprietario esclusivo della bacchetta, e l’unico a poterla utilizzare godendo della sua piena efficacia. Essa può tuttavia cambiare proprietario se viene vinta lealmente in duello, nel caso di morte del suo precedente padrone, o per bacchette non particolarmente legate al loro proprietario, come la bacchetta di Sambuco.
Ma nel reale mondo della magia, è decisamente il contrario. Ogni buon mago e strega, sa che dovrà costruirsi da solo/a la propria bacchetta, scegliendo il legno più adatto (nella cultura occidentale viene usato spesso l’avellano/nocciolo) per le proprie intenzioni e scolpendone poi la forma in base alla tradizione che segue.
Anche per la lunghezza la realtà è forse più intrigante della fantasia; ogni bacchetta è unica e personale, proprio perché (nella tradizione europea) la misura perfetta deve corrispondere esattamente alla lunghezza che intercorre tra il gomito e la punta del dito medio della mano destra di chi l’adopererà.
La Pietra della Resurrezione
(Resurrection Stone) è una pietra in grado di rievocare i morti in uno stato di semi-vita. Secondo la leggenda la Pietra della Resurrezione venne donata dalla Morte a Cadmus Peverell, il quale la usò per riportare in vita la sua fidanzata deceduta; ella divenne però triste e malinconica perché non apparteneva al mondo dei vivi, e così Cadmus, pazzo di dolore, si suicidò per raggiungerla nell’aldilà. La pietra venne ereditata dalla famiglia Gaunt che la incastonò in un anello tramandandolo poi di generazione in generazione come cimelio di famiglia. Quando l’anello giunse infine in possesso di Orvosolon Gaunt, del valore della pietra si era persa definitivamente la memoria.
Quale più ambito potere se non quello di poter far tornare i propri cari dall’aldilà, nella mitologia troviamo diversi oggetti con questo straordinario potere, tra cui il bastone di Esculapio, e il calderone di Pwyll (vedi in basso Calderoni)
Esculapio
Narra la leggenda che in quel tempo Coronide, figlia di Flegia re dei Lapiti se pur attratta da Ischi figlio di Elato, divenirne l’amante del dio Apollo.
Un giorno il dio, dovendosi allontanare da Coronide, incaricò un corvo dalle penne bianche come la neve di sorvegliarla. Coronide approfittando dell’assenza del dio accolse nel suo letto Ischi. Il corvo, volò subito da Apollo per avvertirlo e questi, accecato dalla gelosia, uccise Coronide ed il suo amante
scoccando dal suo arco due frecce: una per lei,l’altra per l’amante.
Coronide prima di morire rivelò ad Apollo di aspettare da lui un figlio. Apollo, stravolto dal dolore per il gesto compiuto, per prima cosa punì il corvo che lo aveva avvertito ma senza dirgli come stavano esattamente le cose condannando lui e tutta la sua progenie ad avere le penne nere come la notte.
Secondariamente trasse dal grembo materno il figlio ancora vivo e lo strinse tra le braccia. Salvato il figlio, Apollo lo affidò al centauro Chirone.
Fattosi adulto, Asclepio, a differenza di tanti altri eroi educati da Chirone, non sceglie il mestiere delle armi, ma mette a profitto le lezioni di Chirone per alleviare le sofferenze del genere umano.
La leggenda vuole che Asclepio avrebbe guarito dalla pazzia le Pretidi, dalla cecità i Fineidi, dalle ferite
Ercole
Un giorno Asclepio ricevette in dono da Atena due fiale: una contenente il sangue colato dalle vene della parte sinistra del corpo della Gorgona Medusa che aveva il potere di resuscitare i morti; un’altra con il sangue colato dalla parte destra dello stesso corpo ma che aveva il potere di dare la morte.
Si mise cosi a risuscitare i morti:
Orione, Capaneo, Ippolito, Tindareo ed altri.
Provocando le ire di Zeus che lo fulminò.
La fine del figlio suscitò la collera di Apollo: che in un impeto di rabbia uccise i Ciclopi, che avevano forgiato le folgori di Zeus, e abbandonò l’Olimpo per molto tempo.
Dopo la morte Asclepio, fu elevato al rango di divinità, Zeus fece di lui una costellazione, Ofiuco (Ophiucus) dal greco “ofiókos = colui che tiene il serpente”
Ad Asclepio fu consacrata la scienza della medicina e gli furono innalzati templi e statue. Il suo culto si diffuse ovunque nel mondo conosciuto diventando il padre della medicina. Tra i suoi adepti il più importante fu Ippocrate, il più famoso medico dell’antichità.
Il mantello dell’Invisibilità
Chi non ha mai desiderato, poter diventare invisibile?
Fondamentale nelle avventure di Harry Potter è stato più volte il mantello dell’Invisibilità (Invisibility Cloak) in grado di rendere l’utilizzatore e altri accompagnatori completamente invisibili.
Nel magico mondo di H.P. Pare che esistano altri mantelli che conferiscono invisibilità o incantesimi in grado di generare effetti simili, ma questo mantello dell’Invisibilità è speciale in quanto non si logora e non perde mai la sua efficacia con l’uso e con il tempo, e risulta immune alla maggior parte degli incantesimi.
Andando a cercare tra i miti storici più famosi, tra gli scritti di Platone, nel secondo libro del suo dialogo, “la Repubblica”, troviamo un altro oggetto magico in grado di donare la l’invisibilità al suo proprietario.
L’Anello di Gige
Antenato di Creso di Lidia, citato da Platone nel secondo libro del suo trattato “ la Repubblica” Gige era un pastore alle dipendenze del principe della Lidia, che un giorno a seguito di un terremoto, incappò in una voragine formatasi nei terreni dove solitamente pascolava il bestiame.
All’interno della grotta scorse un enorme cavallo di bronzo cavo, provvisto di apertura superiore dove giaceva un cadavere dalle proporzioni sovrumane, completamente ignudo e con solo un luccicante anello d’oro con Castone
Mosso dalla bramosia e sicuro di non poter essere visto da alcuno, si affretto ad impadronirsi del prezioso monile e a tornare a casa per nascondere l’inatteso tesoro. Solo per un caso durante la consueta riunione dei pastori prima del rapporto mensile al Re sulle greggi, giocherellando con l’anello nè girò il castone verso se stesso all’interno della mano, si rese conto di poter divenire invisibile agli altri, fino a quando non avesse rigirato l’anello.
Ma la natura umana è facilmente corruttibile dal potere e il povero Gige, che fin ora aveva vissuto onestamente, tentato dalle doti dell’anello, commise infine atti orribili, come sedurre la moglie del Re e arrivare a ucciderlo per prenderne il posto.
La Kunée
Un altro famoso e mitologico oggetto in grado di donare l’invisibilità era la kunée (ἡ Ἄϊδος κυνέη o κυνῆ), conosciuta anche come Elmo di Ade o Elmo dell’oscurità, è un copricapo magico presente nella mitologia greca in grado di rendere invisibile chiunque lo indossi. Secondo il mito, l’elmo venne fabbricato dai ciclopi con pelle di cane (kúon) e dato in dono ad Ade, assieme al tridente per Poseidone ed alla folgore per Zeus, in occasione della guerra contro i Titani. Con l’aiuto dell’elmo Ade si introdusse nottetempo nell’accampamento nemico e distrusse le armi dei Titani, gesto che assicurò a Zeus e ai suoi fratelli la vittoria. Nella mitologia il kunée, oltre che dallo stesso Ade, venne utilizzato anche dalla dea Atena nell’Iliade, da Ermes nella Biblioteca e da Perseo che sfruttò il potere del copricapo per sconfiggere Medusa .